martedì 18 aprile 2017

Le processioni dell'Addolorata nella tradizione del Giovedì Santo cegliese


Le processioni dell'Addolorata nella tradizione del Giovedì Santo cegliese


di Francesco Moro, Oronzo Suma e Giuseppe Lodedo

I riti del Giovedì Santo costituiscono una delle nostre più importanti tradizioni religiose, cancellate dallo scorrere del tempo, ma presenti nella memoria delle persone anziane e nella documentazione storica, musicale e fotografica. Come segni tangibili di tali riti , tra l’altro, restano 5 delle 6 statue raffiguranti la Madonna Addolorata, portate un tempo in processione tra il Giovedì e il Venerdì Santo, una delle "unicità" dei riti della Settimana Santa della città di Ceglie Messapica rispetto ai comuni vicini e altre località del Sud Italia.
I riti del Giovedì Santo erano sicuramente l'elemento caratterizzante della Settimana Santa Cegliese; infatti, per le vie della città tra le ore 10:00 del Giovedì e l'alba del Venerdì Santo sfilavano ben sei cortei sacri.
La peculiarità della tradizione cegliese è da individuarsi proprio nel numero delle processioni dedicate all'Addolorata, come detto 6, e alla loro durata temporale di quasi 24 ore, alle quali l'intera popolazione partecipava con grande devozione. Tutte le statue erano adornate con preziosi oggetti donati dai fedeli come ex voto.    
La devozione del popolo cegliese nei confronti della Madonna Addolorata è ancora oggi testimoniata dalla presenza in alcune case cegliesi di campane di vetro, contenenti questo simulacro. Nelle case di alcuni notabili era possibile vedere statue, raffiguranti la Madonna Addolorata ad  altezza naturale.

Il culto della Madonna Addolorata è stato sempre accompagnato dalla presenza della musica, che era parte integrante delle processioni.
L’anima popolare e religiosa di questi riti è stato il maestro cegliese Vincenzo Chirico che ha composto delle straordinarie marce e gli inni dedicate alla Madre di Gesù, tra le quali ancora oggi sono ricordate e cantate "Stava Maria nel pianto" e "Stava Maria dolente".
Le processioni si muovevano in un ordine scandito temporalmente e lungo itinerari stabiliti che portavano le statue dell'Addolorata, partendo dalla Chiesa dove ognuna era custodita, a visitare i vari "Sepolcri" (Altari della Reposizione), allestiti nelle Chiese cittadine; processioni che simboleggiavano la ricerca spasmodica del Figlio da parte della Madre addolorata.
I riti si aprivano dopo la celebrazione della Messa in Coena Domini (lavanda dei piedi) con la processione dell'Addolorata della Chiesa dei Padri Cappuccini dedicata a “Santa Maria degli Angioli”, presente nel Convento dei Cappuccini, che muoveva i propri passi alle ore 10:00 del Giovedì Santo.

Seguivano:

      ore 14:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Rocco;

      ore 16:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Domenico;

      ore 19:00 la processione dell'Addolorata della Chiesa Madre (Collegiata Santa Maria Assunta);

      ore 22:00 la processione della Desolata della Chiesa di San Gioacchino;

      all'alba del Venerdì Santo la processione dell'Addolorata di San Demetrio.

Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini mentre lascia il convento
(fototeca "Michele Ciracì")

I simulacri erano portati a spalla da membri delle confraternite o da persone incaricate dalle famiglie più in vista della città, accompagnati dal clero, dalla Confraternita della Morte sotto il titolo “dell’Immacolata”, che aveva la sua cappella nella Chiesa di San Demetrio e da quella della “Purificazione”, della Chiesa di San Domenico, da bambine e bambini, dalle autorità e dalla folla dei fedeli. I componenti dei cortei, tranne i fedeli, visitavano di volta in volta i “Sepolcri” allestiti in Chiesa Matrice, Cappuccini, San Demetrio, San Domenico, San Gioacchino e San Rocco.
Le processioni, come detto, si muovevano su percorsi prestabiliti a circuito: ad esempio, la processione dell'Addolorata della Chiesa di San Rocco una volta lasciata la propria chiesa percorreva Corso Verdi, Via IV Monte, Via XX Settembre e raggiungeva l'abbattuto Convento dei Cappuccini dove avveniva la visita al primo “sepolcro”.
Seguiva poi la visita alla Chiesa di San Gioacchino e quindi, passando per via Dante Alighieri arrivava alla Piazza Plebiscito e proseguiva nella visita delle Chiese di San Domenico, Chiesa Madre e San Demetrio. La processione, infine, rientrava nella Chiesa di San Rocco attraversando Corso Garibaldi.
Le altre statue delle Addolorate, ognuna partendo dalla propria chiesa, percorrevano un itinerario più o meno simile sullo stesso circuito dei “Sepolcri”.
Una parte importante dei riti della Settimana Santa cegliese era riservata alla realizzazione di tali, appunto, “Sepolcri”, addobbati in modo straordinariamente sfarzoso grazie al contributo delle famiglie cegliesi, che dedicavano all'allestimento tempo e impegno nelle settimane precedenti la Settimana Santa; quaranta giorni prima con la posa in alcuni vasi di alcuni cereali, per confezionare “U granə də Cristə”.
Gli Altari della Reposizione erano arredati da tendaggi e da imponenti, artistici ed effimeri baldacchini stracolmi di fiori che profumavano particolarmente l'ambiente, a cui si aggiungevano i vasi contenenti germogli di grano.

Tornando a parlare delle 6 processioni, è da segnalare la particolarità della processione della Desolata di San Gioacchino, che si svolgeva alle ore 22:00 del Giovedì Santo: la processione era aperta alla partecipazione dei soli uomini e pertanto era detta localmente “d'a Madonn' dj lj Maschjlj”.
La straordinaria ed unica tradizione dei Riti del Giovedì Santo cegliese venne cancellata sul finire degli anni Cinquanta (1957-1958), nel disinteresse dell'intera comunità cegliese.
Le gerarchie della Chiesa decisero di "razionalizzare" alcune manifestazioni o riti frutto della Pietà Popolare; per i nostri riti c’era anche l'impossibilità di ottemperare a tutte le processioni nella sola serata-notte del Giovedì.
Infatti, col decreto "Maxima redemptionis nostrae mysteria" del 1955 ad opera Pio XII (Papa Pacelli) vennero modificati gli orari liturgici, confacendosi maggiormente alla temporalità evangelica della Passione e Morte di Gesù Cristo. In particolare, per quanto riguarda il Giovedì Santo la messa in Coena Domini alla quale seguivano le processioni venne spostata al tardo pomeriggio, impedendo difatti l'inizio mattutino dei riti. Dopo due anni di sperimentazione la riforma divenne obbligatoria nel 1957.

Cosi facendo la Chiesa, a posteriori, sembra aver visto giusto eliminando gli elementi di ridondanza  di alcuni di questi riti.
Alla perdita di questa antica consuetudine dei riti del Giovedì Santo, si aggiunge l’amarezza comunitaria per lo smarrimento di una delle più belle statue, quella dell’Addolorata dei Cappuccini di cui rimane qualche sbiadita immagine. La perdita della statua è sicuramente legata con lo scempio compiuto negli anni ’60 a seguito del colpevole abbattimento del Convento e della Chiesa dei Padri Cappuccini. Da più di quarant’anni alcuni volenterosi concittadini cercano la statua invano. Chissà dove giace?!
Oggigiorno resta, però, con poco seguito, la Processione dell'Addolorata del Venerdì di Passione, la settimana antecedente alla Domenica delle Palme; probabilmente dovrebbe trattarsi di una Desolata, la cui memoria liturgica fa da preludio agli avvenimenti della Settimana Santa. Vista l'intensità e la genuinità del sentimento religioso dimostrato nei riti del Giovedì Santo, e specialmente nelle processioni delle sei Addolorate, non si riesce a capire perché tale fervore religioso, pur cambiando logicamente i tempi non si è poi riversato in una maggiore partecipazione alla sobria e solenne Processione dei “Misteri” del Venerdì Santo. Per questo evento al culmine della Settimana Santa, non organizzato o guidato da confraternite (oggi assenti nel territorio) si riscontra, purtroppo, come già accennato una partecipazione della popolazione molto inferiore in confronto a quella dei tempi passati.

Le Statue dell'Addolorata

 

Sull'epoca di realizzazione delle 6 statue dell'Addolorata, non si hanno dati certi. Per manifattura e caratteristiche la loro realizzazione può essere collocata tra la fine del XVIII secolo e la prima metà del XIX secolo.
Le statue sono dei manichini vestiti, leggeri e maneggevoli, destinati ad uso processionale. Il volto, le mani e i piedi scolpiti in legno, quasi tutti di manifattura napoletana, sono dipinti ed hanno un aspetto quasi porcellanato, caratteristica molto evidente nella Desolata di San Gioacchino. I volti della statue sono  inclinati o girati, presentano un incarnato d’un pallido rosa-carne a sottolineare l’ansia per la ricerca e il dolore per la fine presagita del Figlio. In tutte le statue lo sguardo è rivolto verso il cielo (caratteristica comune a quasi tutte le statue dell’Addolorata), gli sono occhi di pasta vitrea e nella piccola bocca si intravedono i denti.  Nessuna delle Addolorate cegliesi è provvista di aureola, né presentano corone in testa.

Statua dell'Addolorata della Chiesa Matrice Santa Maria Assunta
Il simulacro dell’Addolorata della Chiesa Matrice quando viene portato in processione durante il Venerdì di Passione (venerdì nella settimana antecedente alla Domenica delle Palme), indossa l'abito processionale  di seta con ricami in oro, mentre durante l'anno indossa un semplice vestito nero con un cuore e uno spadino d'argento (della profezia di Simeone) sul corpetto.
Sull'abito processionale di seta, di antica manifattura, con ricami in oro in stile baroccheggiante, è ricamato anche il nome della famiglia committente, “Argentiero” e l’anno di realizzazione 1867. L'abito appare in ogni sua parte ricco di decorazioni floreali, ripresi anche sulla bordura del manto ricamate in filigrana d'oro 990 (è un oro fino) e bisso.
L’uso di ammantare le statue con abiti di seta o di altre stoffe, come la “lamiglia”, e il “taffettà” è stato sempre molto diffuso a Ceglie dove erano presenti delle straordinarie ricamatrici.
Il manto della statua è ricoperto da un velo quasi trasparente di colore nero. Oltre alle decorazioni floreali sull'abito, nella parte bassa anteriore è ricamata una coppa, sormontata ramoscelli e da due uccelli che, forse simboleggiano le anime salvate dal Sacrificio di Gesù Cristo.
Le mani sono giunte e trattengono un fazzoletto ricamato. Il corpetto è arricchito da una grande rosa affiancata da più foglie, esso è trafitto a sinistra da uno spadino d'argento arricchito da gemme. Il colletto, di colore nero, è merlato.
Il volto in legno della statua è inclinato a sinistra, ha un colorito pallido rosa-carne.
Il viso scarno, lo sguardo intenso sono incorniciati dalla classica pettinatura a chignon, anche questa realizzata in legno.
Statua dell'Addolorata di San Demetrio
Il simulacro dell’Addolorata della Chiesa di San Demetrio, cappella dov’erano e sono conservati nuovamente “I Misteri”, è quello utilizzato per la Processione del Venerdì Santo. L'abito è ricoperto di decorazioni floreali arricchito da qualche gemma. Il manto nero, ricamato, è ricco di stelle a sei punte. Le mani sono giunte e trattengono un fazzoletto fittamente ricamato. Al centro del corpetto spicca un cuore sporgente in tessuto ricamato d'oro, trafitto da destra a sinistra da uno spadino d'argento. Tale cuore è impreziosito da 3 gemme di colore verde, bianco e rosso ed è ornato da motivi floreali. Il colletto è bianco. Il volto è leggermente inclinato a destra e da sotto al velo spuntano lunghi capelli (dipinti in legno) che arrivano sul corpetto.


Anni '50 - Processione dell'Addolorata di San Demetrio in via Roma
(fototeca "Michele Ciracì")
Statua dell'Addolorata di San Domenico
La statua dell’Addolorata di San Domenico è conservata nell'omonima chiesa all'interno di un armadio; non è chiaro se l'abito che indossa sia quello di parata o meno. L'abito appare quasi del tutto nero; sono presenti solamente una merlatura del velo dorata e qualche stella sul velo. Le mani sono giunte e trattengono un fazzoletto ricamato in cui spicca la "M" di Mater. Al centro del corpetto spicca un grande cuore d'argento con una “M” in rilevo d'oro. Il cuore centrale coronato, a sua volta, è ornato da una merlatura di argento pure cuoriforme, a cui si aggiungono una fiamma e un putto. Probabilmente aveva anche uno spadino. Il colletto, a gorgiera, è bianco. Il volto è inclinato a destra.
Statua della Desolata di San Gioacchino
Il simulacro della Desolata di San Gioacchino presenta un vestito completamente nero come il velo. Unico elemento decorativo sono le merlature, nere per il velo e bianche per maniche e colletto. Le braccia, viste alcune foto storiche, probabilmente sono snodabili. Le mani sono disgiunte; la destra si trova più in basso, mentre la sinistra trattiene un fazzoletto ricamato con motivi floreali e geometrici in cui è presente la scritta “MATER DOLOROSA”.
Sul corpetto è presente un cuore d'argento trafitto da uno spadino inclinato da destra a sinistra. Sul cuore è presente una “M” in rilievo d'argento. Il volto non è inclinato, ma girato verso sinistra. Nelle parti dipinte della statua, tra cui il volto, è particolarmente evidente l'effetto porcellanato.
Una curiosità: la disgiunzione delle mani della Desolata è connessa al movimento concitato della Madre in cerca del Figlio, e perciò volendo l’artista rappresentarne il movimento, essa non può avere corpo e mani statici. Nella nicchia dove è conservata la statua c’è anche  una croce, ad indicare pure la scena dello “stabat mater” dolorosa sotto la croce, come ad esempio, nella Processione della Desolata di Andria.
Statua dell'Addolorata di San Rocco
La statua dell’Addolorata di San Rocco presenta un vestito  ricoperto di motivi floreali, arricchito da qualche gemma. Tali motivi floreali sono ripresi nella bordura del velo.
Le mani sono disgiunte come nella Desolata di San Gioacchino. Nella mano destra tiene un fazzoletto anch’esso ricamato. La mano sinistra copre parte del corpetto ed è avvolta da una collanina con pendente, forse un ex voto.
Nello stesso corpetto è presente una ricca decorazione floreale, venendo trafitto a sinistra da uno spadino d'argento. Manca il cuore che, forse, doveva trovarsi quasi a cospetto della mano. Il volto è inclinato a destra.
Anni '50 - Processione dell'Addolarata di San Rocco in corso Verdi
(fototeca "Michele Ciracì")
Statua dell'Addolorata dei Cappuccini
Il simulacro dell’Addolorata della Chiesa di Santa Maria degli Angioli, come già detto, è andato smarrito dopo l'abbattimento del Convento dei Cappuccini, dov'era conservato. La descrizione della statua è possibile grazie alle foto che la immortalavano mentre era portata in processione. Il vestito, molto ricamato, fu un dono delle classi meno abbienti della popolazione cegliese.
L'abito fu realizzato con una stoffa di seta di colore nero sulla quale era stato applicato un ricamo dorato che si può far risalire tra la fine del XVIII, e gli inizi del secolo XIX. Il ricamo era caratterizzato da un motivo decorativo a rete dal quale partivano ampie e morbide volute geometriche a cui si aggiungonevano dei fiori, che coprivano tutta la parte anteriore della gonna, la parte anteriore del corpetto e il bordo delle maniche. Il velo, orlato d'oro, presentava alcune stelle a 6 punte. La mani, giunte, trattenevano un fazzoletto ricamato ed agghindato da alcune gemme. Appena al di sopra delle mani era collocato un cuore d'argento arricchito da gemme, trafitto a sinistra da uno spadino. Il colletto era merlato, di colore bianco. Il volto era leggermente inclinato a destra. Nella speranza di poterla presto riammirare, viene presentato il restauro a colori di una vecchia foto che la ritrae in processione.
Anni '40 - Processione dell'Addolorata dei Cappuccini in via Umberto I
(fototeca "Michele Ciracì")
Restauro a colori di Francesco Moro

 Addolorata della chiesa S. Maria degli Angioli (Cappuccini)
(fototeca "Michele Ciracì" - restauro a colori di Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Rocco
(foto Francesco Moro)
Addolorata della chiesa di San Domenico
(foto Francesco Moro)

Addolorata della Collegiata Santissima Maria Assunta
(foto Francesco Moro)
 Addolorata della chiesa di San Demetrio
(foto Francesco Moro)



Addolorata della chiesa di San Gioacchino
(foto Francesco Moro)

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